giovedì 21 novembre 2013

Chiarimenti sull’unità delle sigle sindacali.

Dopo un acceso dibattito interno a Centro Leasing, mi preme fare chiarezza sul mio personale concetto di unità sindacale e prendo spunto da un piccolo frammento di una mail inviata da una nostra collega iscritta ad Unità Sindacale FALCRI SILCEA. (ringrazio, tra l’altro, tutti per la partecipazione che ci state mettendo – ndr.)

“In questo contesto se si raggiunge qualcosa si raggiunge con la forza di tutti a livello nazionale, ma ancor più se si parla, come nel caso specifico, di Centro Leasing…visto che siamo rimasti in tre gatti e visto che in due piani ci sono sia i rappresentanti di quattro sigle, sia gli iscritti complessivi…”

Ecco la mia risposta e sottolineo che questo stesso scritto l’ho spedito anche alle segreterie locali e nazionale del nostro sindacato.

“Per quanto riguarda l’unità fra sigle sindacali, altrettanto mi trovi d’accordo e ti assicuro che sto cercando, nel mio piccolo, di coinvolgere sempre gli altri. Purtroppo c’è una dimensione di “politica” nazionale che non aiuta anche se sto predicando abbondantemente la necessità, per la nostra piccola realtà, di non tenerne conto. Fortunatamente Unità Sindacale Falcri Silcea, con l’ultimo congresso, ha provato a cambiare rotta. Sfiduciato il vecchio segretario artefice della separazione, ha nominato una nuova segreteria che si è data come obiettivo quello di riavvicinarsi alle altre sigle; lo sciopero unitario ne è stata dimostrazione. Certo, la strada è ancora lunga, basti citare ad esempio quello che è avvenuto per il presidio di Firenze in cui le altre sigle hanno chiesto a Unità Sindacale di presentarsi solo a titolo personale e senza bandiere. Anche il nostro sindacato ha le sue colpe; io mi sono arrabbiato enormemente perché questa notizia non è stata girata prontamente ai vari rappresentanti aziendali creando brutti fraintendimenti e situazioni sgradevoli per le quali ancora mi scuso.
Permettimi però un’unica piccola considerazione finale. Anche io sono a favore dell’unità dei sindacati, ma un’unità che sia di intenti e di lotta sindacale. Se tornare al primo tavolo di trattativa deve voler dire solo tornare a partecipare al banchetto, preferisco rimanere a digiunare. Io sono tutt’ora convinto che le ultime politiche delle altre sigle abbiano fatto più danni che altro, ai lavoratori ed al movimento sindacale nel suo complesso. Aver firmato un accordo sul fondo esuberi senza garantire i lavoratori contro eventuali riforme del sistema pensionistico, puntualmente verificatesi (vedi legge Fornero), che ha lasciato migliaia di colleghi senza fonti di reddito per mesi (è su questo che si consumò lo strappo fra l’allora FALCRI e gli altri sindacati); aver firmato un pessimo CCNL contro il volere di almeno il 45% degli stessi lavoratori, poi immancabilmente disdettato unilateralmente (e vi invito a ricordare come si svolsero le votazioni “democratiche”; aver firmato un accordo di armonizzazione nel Gruppo Intesa che adesso, con i 155 esuberi in casa, ci vedrà parte molto debole nella trattativa con l’azienda.
Tutti elementi che hanno allontanato i lavoratori dai sindacati e che hanno avuto il profumo dello scambio e del consociativismo più che della vera lotta sindacale.”

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